Conservatorio   Statale   di   Musica   “A.   Corelli”  -  Istituto   Superiore   di   Studi   Musicali - Messina                            

LA SCUOLA

di Alba Crea

da 1921-1991 la Filarmonica Laudamo di Messina

a cura di Carlo de Incontrera e Alba Zanini

Filarmonica Laudamo,

Messina, 1993

Il terremoto del 1908, decimando Messina nel numero degli abitanti, recise la continuità storica dell’insegnamento e della pratica musicale con la città ottocentesca, quella città che aveva avuto nei Teatri Vittorio Emanuele e La Munizione, nella Cappella Senatoria della Sacra Lettera al Duomo e nelle bande cittadine i luoghi principali di diffusione della musica.

La ripresa seguita al sisma subito veniva interrotta dal primo conflitto mondiale, e solo al termine di questo poté finalmente avviarsi una fattiva opera di rifondazione delle istituzioni culturali.

Nel Duomo ricostruito l’Arcivescovo Mons. Angelo Pajno chiamava nel 1932 quale organista per il nuovo strumento a cinque tastiere, il «più grande d’Italia», il Maestro Alessandro Gasparini che veniva quindi a succedere al messinese Luigi La Bella, tenace cultore di memorie musicali locali.

La confraternita di S. Cecilia dei Musici si riorganizzava sotto il governatore Antonio Scaglione, aggregandosi alla Chiesa dell’Annunziata.

Negli anni Venti essa annoverava una cinquantina di confrati.

Nel 1921 prima, e quindi definitivamente nel 1925,il Consiglio Comunale deliberava di rifondare la Banda Cittadina, approvandone il regolamento, mentre nuovi negozi di strumento venivano aperti in luogo delle numerose botteghe artigiane attive prima del 1908 nelle vie del centro storico.

Solo la vita teatrale ebbe una ripresa assai anomala e discontinua, ma già nel 1921 alcuni appassionati musicofili e musicisti dilettanti fondavano una Filarmonica intitolata ad Antonio Laudamo, allo scopo di “educare all’arte della musica e di eseguire e organizzare concerti musicali e vocali”.

Ancora precario restava però il settore dell’insegnamento musicale.

 Esso era demandato quasi per intero alla Scuola Comunale di Violino, Strumenti ad arco e Canto Corale, già preesistente al terremoto e per cui ripristino la sezione di Messina della Federazione Orchestrale Italiana aveva avanzato richiesta al Commissario Prefettizio cav. Manlio Presti con una petizione sottoscritta da 109 cittadini illustri.

Alla Scuola Comunale si affiancava l’attività filantropica del Regio Ospizio di Beneficenza denominato Convitto Cappellini, dove erano stati educati musicalmente bravi maestri messinesi e della provincia già nel secolo precedente.

Veri vivai di strumentisti a fiato restavano poi le numerose bande – il Corpo Municipale, costituito da 45 elementi, per statuto accettava annualmente fino a 11 allievi – mentre l’insegnamento privato, esclusivamente volto all’alto e medio ceto borghese, formava i numerosi dilettanti che si esibivano nei salotti e nelle Accademie.

I nomi di questi docenti sono ancora nella memoria di chi ha avuto esperienza della vita messinesi tra le due guerre.

Per loro basti citare Giuseppe Longo, figlio del più noto Giacomo, Rosario Lazzaro, Luigi La Magra, i Professori di pianoforte Giuseppe De Francesco e Olga Vitale, il direttore d’orchestra Pasqualino Saya, i componenti della famiglia Forgiane tra cui le pianiste Antonietta, Concettina ed Elena.

Tuttavia, un vero e proprio corso accademico di studi risultava impossibile a seguirsi in città, e gli aspiranti ad una futura carriera artistica si vedevano costretti ad emigrare verso le sedi dei più vicini Regi Conservatori di Musica: Palermo e Napoli.

Anche per venire incontro alla sempre maggiore richiesta di formazione professionale nel 1938 la Filarmonica Laudamo di Messina, in ottemperanza alle norme statutarie, deliberava la fondazione di una Scuola di Musica.

Promotore dell’iniziativa era il Colonnello Arturo Nicotra, in quell’anno nominata Presidente del sodalizio, che volle la nascente istituzione «intesa a creare la massa corale e quella orchestrale, per dar vita al nostro Massimo Teatro, del quale la Filarmonica sta attivamente occupandosi, e per emancipare Messina dell’elemento estraneo che, nelle condizioni attuali, bisogna scritturare tutte le volte che si voglia dar luogo a qualsiasi manifestazione che implichi interventi di masse».

La scuola, ospitata nella sede della Filarmonica, per il primo anno si rivolgeva gratuitamente ad una utenza di soci, e quindi istituiva regolari corsi da frequentarsi previo pagamento di una «ridottissima tangente» mensile. 

Sua Finalità principale restava la formazione di u corpo orchestrale e corale per il massimo teatro cittadino, la cui direzione artistica nel 1939 il Comune affidava appunto al Nicotra.

La serietà d’intenti della nascente istituzione trovava conferma, sempre nel 1939, nella nomina di Franco Margola a primo Direttore. 

L’allora trentunenne ma già affermato compositore, segnalato alla Filarmonica direttamente da Ildebrando Pizzetti, parve il più adatto a ricoprire l’incarico essendosi distinto, negli anni  immediatamente precedenti la chiamata a Messina, per la costituzione presso l’Istituto Musicale di Brescia di un’orchestra formata da elementi locali, al cui concerto inaugurale partecipò quale solista Arturo Benedetti Michelangeli.

«Franco Margola, dotato di ottima cultura classica e letteraria, è anche un applaudito conferenziere e uno spregiudicato polemista. Egli lascia l’Istituto Musicale di Brescia attirato dalle sirene del nostro mare e da quelle della Filarmonica. E poiché a Brescia era riuscito a fondare un’orchestra di archi stabile con la quale ha svolto fortunata attività presso la Società dei Concerti, così noi potremo mettere a nostro profitto la sua dinamica attività formando un nucleo di orchestrali capaci e sinceri, che aspirino ad elevarsi e a guadagnarsi un sicuro posto. Da ciò la formazione di un’Orchestra Stabile della Filarmonica il passo è breve; e dalla Stabile della Filarmonica all’Orchestra per il Teatro Vittorio Emanuele, non c'è che da uscire da una porta per entrare da un’altra».

Così commentava la stampa locale l’avvenuta nomina di Margola, non mancando di apprezzare il sostegno offerto dalle «gerarchie locali, con il Prefetto Ciamponi alla testa, il Podestà, il Preside della Provincia, il Provveditore agli Studi che con vero spirito di civismo hanno generosamente provveduto alla vita della scuola stessa, nuova perla amorevolmente raccolta e maternamente vigilata dalla Filarmonica Laudamo, sotto l’egidia dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista e in obbedienza agli ordini del Federale, animatore entusiasta di tutto ciò che è necessità del popolo messinese, per dare opportunità ai giovani di seriamente studiare, con severo metodo, per conseguire un diploma senza bisogno di allontanarsi  dalla propria casa».

Intorno a Margola si riuniva subito un piccolo gruppo di docenti  quali Alessandro Gasparini per la Composizione, Carmelo Ainis per il Violino, Mariella Cucinotta per il Pianoforte e Armando Nerilli per il Canto, che già al termine dell’anno scolastico 1940-41 presentavano alla città, nel saggio finale della Scuola di Musica Antonio Laudamo, i risultati tangibili del loro operato. 

 Il colonnello Nicotra, richiamato alle armi con l’entrata in guerra dell’Italia, veniva quindi nel 1941 sostituito dal Reggente ing. Giuseppe Galletta, che prontamente avanzava richiesta di finanziamento e riconoscimento giuridico della scuola a tre anni dalla sua fondazione.

Pur nei disagi creati dal secondo conflitto mondiale,il Reggente riusciva ad ottenere nuovi locali adiacenti la sede della Filarmonica, siti nell’edificio del Teatro Vittorio Emanuele al piano superiore della Sala Laudamo, che nell’agosto 1941 gli venivano consegnati con solenne cerimonia pubblica dal Podestà in persona alla presenza del Prefetto.

Ancora il Reggente redigeva un «Regolamento organico della Scuola di Musica Antonio Laudamo», subito approvato dalla Sezione Provinciale di Messina dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista. 

Formulato su modello della normativa allora vigente nei Regi Conservatori di Musica, esso ammetteva alla frequenza «tutti i cittadini di nazionalità Italiana e di razza ariana iscritti al P.N.F. o al G.I.L. a seconda dell’età».

Negli articolo del Regolamento si specificava inoltre che «La Scuola di Musica Antonio Laudamo dipende direttamente dalla Filarmonica Laudamo. Il Presidente della Filarmonica è pure il Presidente della Scuola, e come tale ne regola l’andamento e le attività» ( art. 2);

« L’Amministrazione della Scuola è affidata ad un Consiglio di Amministrazione composto dal Presidente della Filarmonica Antonio Laudamo e da quattro Consiglieri [...] rappresentanti rispettivamente S.E. il Prefetto, il R. Provveditore agli Studi, il Podestà, il Preside della Provincia» (art. 3);

«La Direzione didattica e artistica della Scuola è affidata dal Presidente a un Direttore [...]. Nel caso di assenza o impedimento o quando sia vacante il posto del Direttore, la Direzione  della Scuola sarà assunta dal Presidente» (art. 4);

«Il Direttore della Scuola dipende dal Presidente» (art. 9).

Al Presidente era anche demandata la nomina del Direttore e dei docenti, chiamati con pubblico concorso per titoli e mantenuti in periodo di prova per due anni, e la facoltà di procedere a nomine dirette ove se ne manifestasse la necessità (art. 7).

Intanto al termine dell’anno scolastico 1940-41 Franco Margola, chiamato per chiara fama al R. Conservatorio di Musica di Cagliari quale docente di Composizione, lasciava la direzione dell’Istituto messinese.

La Scuola Laudamo, in accordo con il Ministero dell’Educazione Nazionale, bandiva immediatamente un concorso pubblico per titoli all’incarico di Direttore, e docenti di Violino (con l’obbligo della Viola), Violoncello, Pianoforte, Canto.

Il 16 e 17 settembre 1941 si riuniva a Roma un’apposita commissione designata dall’ENIMS e costituita da Alberto Ghislanzoni (presidente), Oscar Zuccarini (insegnante di Quartetto nel R. Conservatorio S. Cecilia di Roma), Renzo Silvestri e Germano Arnaldi (docenti di Pianoforte presso lo stesso istituto).

Considerato l’alto numero di aspiranti, la commissione limitava l’esame dei titoli a quelli per l’insegnamento di Violino e Violoncello, e all’unanimità nominava rispettivamente i professori Edmondo Malanotte di Terni e Amleto Capponi di Ventimiglia.

La commissione designava altresì quale Direttore il compositore romano Gino Contilli.

Con l’arrivo a Messina di Contilli, Malanotte e Capponi la Scuola di Musica della Filarmonica Laudamo, di cui avrebbe assunto la Presidenza effettiva Giuseppe Galletta nell’aprile 1945, entrò nella sua fase storica più interessante durata circa un ventennio.

Più in generale, tutta la cultura musicale subì un salutare processo rigenerativo.

Edmondo Malanotte, allievo di Mario Corti e diplomatosi con il massimo dei voti e la lode al R. Conservatorio di Napoli, aveva seguito corsi di perfezionamento tenuti dai più noti violinisti del tempo. Vincitore di numerosi premi internazionali, vantava una attività di tutto rispetto con le migliori orchestre italiane, ed i suoi recitals venivano di frequente trasmessi radiofonicamente. A.Capponi, violoncellista, si era invece formato al Conservatorio Nazionale di Parigi con André Hakking e Pablo Casals, conseguendo il primo premio quale migliore allievo.

Tornato in Italia aveva intrapreso una brillante carriera concertistica, sostenendo contemporaneamente il ruolo di primo violoncello nell’Orchestra EIAR di Roma.

Appunto questo incarico prestigioso egli abbandonava «avendo avanzato comanda al Ministero dell’Educazione Nazionale, per essere assunto in una delle Scuole Musicali del Regno».

Forse il miraggio di un incarico sicuro come didatti, negli anni critici del periodo bellico, motivò questi importanti artisti ed il compositore Gino Contilli a concorrere per le nomine a Messina.

In verità assai precaria si sarebbe subito rivelata la loro nuova posizione, essendo la Suola di Musica pur sempre una privata istituzione, emanazione della società di concerti Filarmonica Laudamo, da essa dipendente dal punto di vista giuridico e, soprattutto, finanziario.

Giunto in città con la famiglia, a Contilli fu concesso dal Presidente Galletta l’uso di due angusti ambienti sovrastanti la Sala Laudamo. Contemporaneamente anche Amleto Capponi e i suoi familiari venivano alloggiati in locali del Teatro Vittorio Emanuele, già in quegli anni completamente in disuso.

Quella che doveva essere una sistemazione provvisoria dettata da esigenze contingenti, rimase invece condizione prolungata negli anni per le ristrettezze economiche nelle quali i docenti della Scuola si vennero ben presto a trovare.

All’atto del suo insediamento come Presidente, Giuseppe Galletta non mancava però di sottolineare a funzione vitale della Scuola in rapporto alle istituzioni culturali della città, e al termine dell’anno scolastico - con il competente apporto del Direttore Contilli - poterono organizzarsi saggi scolastici e fastose celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Rossini.

Le manifestazioni compresero una conferenza musicologica di Salvatore Pugliatti e un grande concerto dell’Orchestra della Luftwaffe diretta da Pasqualino Saya, con la partecipazione dei solisti Lina Pagliughi, Mario Basiola, Muzio Giovagnoli.

Nell’estate finalmente giunse un ambito riconoscimento. Dopo i risultati positivi di un’ispezione ministeriale il Commissario dell’ENIMS, si decreto del Ministro dell’Educazione con decorrenza 1 luglio 1942, autorizzava l’insegnamento nell’istituto che assumeva la denominazione di «Liceo Musicale Antonio Laudamo».

Una «investitura ufficiale di scuola di musica perfettamente allineata con tutti gli istituti musicali del Regno»,mdove gli insegnamenti abilitati erano quelli di Composizione. Pianoforte principale e complementare, Violino (con l’obbligo della Viola), Violoncello, Scuola di quartetto, Storia della musica, Armonia complementare, Teoria e solfeggio.

La conseguente apertura di nuove classi, per le quali di procedette ad altre nomine di docenti, non fu che un ulteriore passo avanti verso l’obiettivo perseguito sempre con tenace impegno dal Presidente Galletta.

Esso si raggiunse appena un anno dopo allorché il R. Provveditore agli Studi prof. Mario Clausi Schettini, su domanda inoltrata all’Ente Nazionale per l’Insegnamento dal Galletta, il 22 novembre 1943 firmava un decreto di parificazione del Liceo ai Conservatori di Musica.

A decorrere dalla suddetta data, gli esami sostenuti a Messina assumevano valore legale a tutti gli effetti.

Con lo stesso decreto si autorizzava anche l’insegnamento gratuito del Canto Corale e della Musica d’insieme, sempre in vista delle «masse stabili del Teatro Vittorio al cui completamento si stanno interessando le autorità Alleate e locali».

In un clima di rinnovato entusiasmo si svolgeva quindi l’inaugurazione dell’anno scolastico 1943-44, alla quale intervenivano rappresentanti del Comando Alleato e Italiano.

Da tutti, con ragione, fu apprezzato «l’epidermico entusiasmo, l’implacabile volontà, l’adamantina tenacia con cui l’ing. Galletta ha conteso, unghia per unghia, alle bombe, ai ladri, alle esigenze strazianti della città distrutta, il diritto alla città del Liceo Musicale che egli ha fermamente nel passato voluto e mirabilmente istradato ».

Ma il Presidente Galletta perseguiva con la stessa «adamantina tenacia» un intento  parallelo al Liceo Musicale e ad esso, come si è visto, complementare: la costituzione di un’orchestra sinfonica stabile.

Nell’aprile del 1944 egli riuniva quindi nella Sala Laudamo i professori d’orchestra residenti a Messina: in tutto quarantadue strumentisti di archi e fiati, oltre ad un buon numero di allievi dei corsi superiori del Liceo Musicale.

Ne risultava un complesso orchestrale di cinquantatre elementi, al quale mancavano «solo 2 viole e 3 violoncelli cui si sperava di provvedere in breve tempo», che il 23 dello stesso mese iniziava a provare diretto da Pasqualino Saya, maestro di Teoria e solfeggio al Liceo.

Del complesso venivano a far parte anche la violinista Mina Mandanici Cancelli  e il fagottista Dante Pavarini, giunto proprio quell’anno a Messina per prestare la sua opera di strumentista e docente dopo una lusinghiera carriera nelle orchestre del Teatro alla Scala e di S. Cecilia sotto la direzione - tra gli altri- di Toscanini, Walter Bonavolontà, Furtwängler, Karajan.

Il corpo sinfonico, che successivamente fu diretto anche da Carlo Zecchi, ebbe però vita breve e difficile, logorato da lotte intestine e da rivalità con altri gruppi orchestrali locali. Il piccolo coro e l’orchestra d’archi  del Liceo Musicale, curati da Gino Contilli, proseguivano invece una sempre più qualificata formazione, tanto che a partire dal 1954 ad essi venne riservato il concerto di chiusura della stagione concertistica della Filarmonica Laudamo.

Appunto nel 1945 si eseguirono una trascrizione di Contilli del finale dell’oratorio Jefte di Carissimi, pagine di Despres, Razzi, Monteverdi, il Concerto Grosso op. VI n. 8 di Corelli e la Sinfonia «Gli Addii » di Haydn.

La manifestazione fu «più d’un saggio scolastico [...] Messina ha dato un esempio, storicamente luminoso, della sua volontà di rinascita, della sua fierezza contro il destino avverso; è risorta come per incanto, scrollando la pesante coltre di macerie che la copriva, chiara negli edifici, pulita nelle strade e, soprattutto, onesta nelle coscienze».

I tradizionali saggi di classe, recensiti dal critico Nitto Scaglione,  confermavano poi «che il Teatro, di cui s’inizia oggi la ricostruzione, può contare ormai assolutamente, per la sua apertura, di complessi artistici perfettamente addestrati; la stazione radio, di cui è ormai certo l’impianto, di solisti di valore e di masse sceltissime».

La città si avviava, pina di nuovi entusiasmi, al secondo dopoguerra dopo devastazioni persino più profonde di quelle arrecate dal sisma del 1908.

In meno di un anno si ricostruivano però la Sala Laudamo, le sedi della Filarmonica e della Scuola, ed il Liceo Musicale procedeva alla stampa di un nuovo «Regolamento Organico» motivato dalla mutata situazione politica italiana.

Le disposizioni in esso contenute non differivano dalle precedenti se non per la diversa composizione del Consiglio di Amministrazione, che risultava formato dal Presidente della Filarmonica, da un Direttore Amministrativo e tre Consiglieri della Filarmonica, dai rappresentanti rispettivamente del Sindaco, del Presidente dell’Amministrazione Provinciale, del Rettore della R. Università, del Provveditore agli Studi (art. 3).

L ’insegnamento riprendeva in condizioni meno precarie sotto la guida di un Direttore di elevatissime qualità professionali e morali, Gino Contilli, nato a Roma nel 1907, aveva studiato con Dobici, Respighi, Pizzetti, e i suoi esordi di compositore musicale romano che gravitava intorno ad Alfredo Casella.

Da quel gruppo e da quelle tendenze si era staccato nel 1941 accettando l’incarico di Direttore della Scuola di Musica della Filarmonica Laudamo.

Tuttavia negli anni di guerra la frequentazione di Luigi Dallapiccola lo induceva alla conoscenza prima, e quindi all’assunzione, della scrittura dodecafonica che egli fu tra i primi italiani ad adottare in una personale cifra stilistica.

Appunto intorno al 1945 egli si incamminava  verso la fase più creativa della sua attività, fase che sarebbe durata un ventennio coincidente con l’isolamento culturale e i disagi materiali vissuti nella città peloritana, dalla quale pure i suoi lavori riuscivano a trovare la via per importanti riconoscimenti internazionali.

A Messina Contilli introdusse il respiro di una cultura europea d’avanguardia.

«Parlava di Braque, di Schoenberg, di Mann, di Freud, di Picasso, come se avesse con loro una confidenza quotidiana, come se fosse nella natura delle cose, o degli uomini, vivere di questo, dei problemi della musica, della cultura, dell’arte del proprio tempo. Era un modo affascinante di conversare, di gettare semi di sapienza e di cultura, che ponevano alla mente domande, curiosità esigenze ignorate fin’allora».

Sotto la sua direzione, la Scuola di Musica perse definitivamente il carattere dilettantistico e divenne un vero centro di formazione per futuri professionisti.

La presenza di Contilli nell’ambiente messinese portò alla conoscenza e alla divulgazione della grande polifonia rinascimentale, del barocco europeo e , naturalmente, delle tendenze della nuova musica.

Così, i saggi del Liceo Musicale dapprima, e quindi le stagioni concertistiche della Filarmonica Laudamo, si svecchiarono dei contenuti romantici fino ad allora imperanti per aprirsi a tutte le più moderne tendenze.

Assumendo, oltre alla direzione, anche gli incarichi di docente di Composizione, Storia della musica, Armonia complementare - incarichi che resse per molti anni - e dirigendo i complessi vocali e strumentali della Scuola, veramente Contilli operò una trasformazione del gusto in cui effetti ancor oggi sono tangibili.

Lo affiancava inizialmente un ristrettissimo gruppo di insegnanti: la moglie Franca Cimino Contilli, già discepola di Casella, e Olga Vitale per il Pianoforte, Vera Sciuto per il Canto, Amleto Capponi per il Violoncello, Mario Stasi per il Violino.

Quest’ultimo, allievo di Gioconda De Vito, aveva vinto a soli sedici anni il Concorso Internazionale di Weimar seguitando poi un’interessante carriera concertistica.

Le tre serate di saggi del 1946, durante le quali si ascoltarono alunni particolarmente brillanti quali Fortunato Antonuccio, Rosa La Rosa, Tina Marzachì, Anna Moleti, dettarono al critico Scaglione le seguenti note: «più l’ammirazione per maestri e alunni è viva più cresce la stizza nel veder esiguo il numero degli alunni e limitato quello dei maestri. Il Liceo Musicale Antonio Laudamo si è in brevissimo tempo quasi miracolosamente affermato: esso può dare ormai ai giovani che ne siano degni un avviamento professionale non solo nobilissimo, ma anche molto remunerativo, ed a qualcuno, addirittura, la celebrità. Può dare alla città che, siamo chiari, ne è assolutamente priva, un corpo musicale e un corpo corale oltre, si intende, qualche artista di fama che ne perpetui le gloriose tradizioni. É necessarissimo poi che le Autorità cittadine concorrano con ogni loro possibilità a potenziare questa magnifica istituzione cittadina assicurandone la vita ed accrescendone le possibilità doverosissime  di espansione, senza poi gridare alla espoliazione quando le città vicine creeranno, come hanno in animo di farlo, Istituti del genere assai meglio accolti dalle Autorità e dai cittadini». 

Successivamente al novero degli allievi si aggiungevano Gaetano Delogu, oggi apprezzato direttore d’orchestra già vincitore nel 1968 del Premio Dimitri Mitropulos a New York,  nell’autunno del 1948 il compositore Giacomo Manzoni, che proprio a Messina e per il tramite di Gino Contilli «avrebbe scopreto in modo definitivo la propria vocazione musicale, e avrebbe attraversato l’esperienza formativa forse più proficua della sua vita». 

Il 1958 fu per tanti versi una tappa importante nella storia del Liceo Musicale.

Al termine dell’anno scolastico il comm. Federico Roberto istituiva una borsa di studio per il miglior studente di canto in ricordo della propria figlia Maria Luisa, alunna dell’istituto prematuramente scomparsa.

La borsa veniva assegnata - dietro designazione del Direttore - all’allieva Rosaria Laganà.

Per il Concerto di chiusura  della stagione della Filarmonica Laudamo Gino Contilli, coadiuvato dalla docente di canto Vera Sciuto, curava  un eccellente allestimento de «La serva padrona» di Pergolesi con tutti gli elementi della Scuola.

Vi partecipavano Adele Raffa (Serpina), Natale Cannistrà (Uberto), Bastiano Genovese (Vespone), mentre le scene erano realizzate da Armando De Dominici e Bruno Palladino.

 Il più rilevante avvenimento del ’48 fu però rappresentato dal decreto del Presidente della Repubblica, datato 6 novembre, che consentiva l’«Erezione in Ente Morale del Liceo Musicale Antonio Laudamo, con sede in Messina e approvazione del relativo Statuto».

La notizia venne diffusa con entusiasmo dalla stampa locale, e subito collegata con le sorti del Teatro Vittorio Emanuele ancora inattivo: «Per la rinascita del teatro lirico a Messina un istituto del genere è come la fonte battesimale, come il crisma cioè per una vita altamente e nobilmente materiale perché da esso perverranno addestrate ed elette  le voci ed i suoni ».

Lo «Statuto» e il nuovo «Regolamento Organico»38  dell’Ente Morale ne confermavano ulteriormente la struttura assai verticistica.

Il consiglio di Amministrazione risultava formato da sette componenti, di cui cinque nominati dalla Filarmonica e i restanti due dall’Amministrazione Comunale e dal Provveditorato agli Studi (art. 14 dello Statuto).

IL consiglio provvedeva all’elezione del Presidente, del Vice-Presidente, del Direttore Amministrativo, con incarichi di durata triennale sempre rinnovabili (art. 15).

Il Presidente arrogava a sé ogni decisione riguardante il Liceo Musicale, comprese le nomine, le punizione disciplinari ed il licenziamento del personale (tenuto in periodo di prova per tre anni), con l’obbligo di riferire al Consiglio (art. 17).

Anche la gestione economica della scuola, che contava su introiti erogati da Enti o Istituti, sulle tasse scolastiche, su «proventi di trattenimenti a pagamento», su donazioni, lasciti ed elargizioni (art. 3), era demandata al Presidente e quindi sottoposta ai Revisori dei Conti designati dalla Giunta Comunale, dall’Amministrazione Provinciale, dal Provveditorato agli Studi (art. 21).

Il Direttore continuava a dipendere dal presidente (art. 7).

 L’erezione in Ente Morale veniva a sancire quindi definitivamente la subordinazione del Liceo alla Presidenza della Filarmonica Laudamo nella persona di Giuseppe Galletta, secondo una normativa che presto si sarebbe rilevata intollerabile per il personale docente e per i cento allievi frequentanti i corsi di Pianoforte, Violino, Viola, Violoncello, Canto, Composizione e relativi insegnamenti complementari.

Intanto l’Istituto nel 1949 presentava «un saggio che oltrepassava qualsiasi forma scolastica per assurgere a quella di un autentico grande concerto».

Qui si eseguivano villotte quattrocentesche concertate da Contilli, alcune scene di Hänsel e Gretel di Humperdinck, due concerti per due pianoforti e orchestra di Mozart e Bach eseguiti dalle allieve Teresa Giuffrè, Iole Raffaele. Maria Federico e Tina Marzachì, e per la  prima volta a Messina i Canti Polacchi di Chopin nell’interpretazione di Rosa La Rosa.

Si celebrava infatti quell’anno il primo centenario della morte del compositore polacco, ricordato al Festival estivo di Taormina con una serie di concerti monografici, corsi di perfezionamento e conferenze cui parteciparono, tra gli altri, Marguerite Long, Carlo Vidusso, Guido Agosti, Zdzislaw Jachimecki, Carlo Zacchi, Andrea Della Corte, Fausto Torrefranca, Luigi Ronga, Salvatore Pugliatti.

Proprio su testi di «Canti di primitivi» tradotti dall’insigne giurista e musicologo messines Pugliatti  Gino Contilli componeva alcune liriche per voce. clarinetto viola, pianoforte che venivano eseguite al XXIII Festival Internazionale della S.I.M.C. a Palermo.

Ancora a Palermo nel 1949 Contilli conduceva un gruppo di giovani entusiasti allievi per ascoltare il Pierrot Lunaire di Schoenberg nell’esecuzione della prima storica interprete Marya Freund.

Al termine del successivo anno scolastico Giacomo Manzoni presentava in una delle quattro serate di saggi  i primi due Studietti dodecafonici per pianoforte di Contilli.

«Ricordo ancora la collaborazione da  interprete ad autore con il maestro Contilli, durante lo studio di questi brevi brani, il mio orgoglio di essere stato scelto da lui per l’esecuzione, la sua pazienza e disponibilità nel seguire il mio lavoro».

Da lì a pochi mesi l’allievo di composizione Manzoni avrebbe però lasciato la città per trasferirsi nuovamente a Milano con la famiglia.

Nel 1951 tornava invece a Messina per insegnare al Liceo Musicale il docente di clarinetto Antonino Bongiovanni, che un ruolo fondamentale avrebbe avuto nella futura vita della scuola e nella sua trasformazione in Conservatorio Statale di Musica.

Il suo primo concerto, con la collaborazione pianistica di Alessandro Gasparini per l’Accademia Musicale S. Cecilia, fu vivamente apprezzato: «giovanissimo Nino Bongiovanni ha conseguito il,diploma di maestro di clarinetto al Conservatorio Paganini di Genova, diventando clarinetto solista della Filarmonica Città di Genova. Dopo di aver eseguito parecchi concerti in Italia ed in Europa con successo sempre più caloroso, è venuto ora ad insegnare clarinetto al Liceo Musicale della sua città».

L’apertura di una nuova cattedra si accompagnava infatti all’inoltro della domanda di pareggiamento della Scuola di Musica, avanzata dal Presidente Galletta al Ministero della Pubblica Istruzione il 23 agosto 1951.

Sempre in vista del pareggiamento, per il quale erano richieste almeno cinque cattedre di ruolo, il Liceo bandiva - a inizio del successivo anno scolastico - concorsi pubblici per titoli ed esami all’insegnamento di Pianoforte principale, Violino,Viola (con l’obbligo del Violino), Violoncello (con l’obbligo del Contrabbasso), Canto, Teoria e solfeggio.

In attesa della parificazione. il Presidente Galletta utilmente promuoveva un’efficace campagna-stampa con articoli sulla scuola a dieci anni di dalla sua istituzione, nei quali si sottolineava la sempre maggior frequenza di studenti (168 nel 1952, di cui 73 provenienti dalla provincia e dalla Calabria), e l’insegnamento qualificato impartito da docenti giunti da varie città italiane.

Gli allievi intervistati dichiaravano tutti «di voler intraprendere la carriera concertistica».

Tra questi figuravano Amelia e Mimì Galletta, Ninì Giusto, Maria Santamaria.

 Attento all’immagine pubblica della scuola, il presidente curava altresì che le celebrazioni per la festa di S. Cecilia avessero sempre grande risonanza giornalistica.

Il 22 novembre 1952 ad esempio, alla Messa solenne al Tempio di S. Francesco con la partecipazione di docenti e alunni, seguiva alla Sala Laudamo la consegna di borse di studio agli studenti più meritevoli, presenti le massime Autorità.

Le borse - offerte dal Presidente medesimo, dal corpo insegnante, dal Consiglio di Amministrazione, da Adriana Caneva vedova dell’industriale agrumario Giuseppe Bosurgi - si assegnavano a Tina Marzachì, Angela Messina, Simone Visalli, Giovanni Fusco, Salvatore Spadaro, Maria Stroncone, Pina Marchese, Sebastiano Imbesi.

In sala erano pure dieci ragazzi del Convitto Cappellini, istruiti gratuitamente al Liceo Musicale.

Nello stesso anni scolastico frequentava le lezioni di Storia della musica di Gino Contilli anche Nino Albarosa, oggi noto musicologo e docente presso gli Atenei di Udine e Messina.

Nino Albarosa proseguiva però privatamente gli studi di armonia con Rosario Lazzaro e di pianoforte con il palerminato Antonio Trombone, pur partecipando attivamente a tutte le iniziative musicale della città.

Il 27 febbraio 1953 il Ministro della Pubblica Istruzione nominava una Commissione incaricata di accertare l’esistenza dei requisiti richiesti per il pareggiamento. 

La commissione, costituita da Alessandro Bustini presidente dell’Accademia S. Cecilia, Rodolfo Caporali del Conservatorio di Roma, Alessandro Materassi del Conservatorio di Bologna, marco Aurelio Visco alto funzionario alla Antichità e Belle Arti,confermava al regolarità dei corsi, della normativa equiparata a quella vigente nei Conservatori italiani, delle attrezzature didattiche, dell’avvenuto espletamento dei concorsi ministeriali.

Nell’ esprimere  viva soddisfazione per l’eccellente profitto degli allievi  e per l’impegno profuso dal Presidente Galletta, essa dava parere favorevole al pareggiamento.

In un’atmosfera festosa ei svolsero quindi i due concerti finali della Filarmonica Laudamo, affidati ai complessi del Liceo diretti da Contilli.

Nel primo si eseguirono Il combattimento di Tancredi e Clorinda di Monteverdi nella trascrizione di Mortari con Vera Sciuto (narratore), Rosa La Rosa (Clorinda), Nicola Bonanno (Tancredi), due arie dalla Passione secondo Giovanni  di Bach, sei canti di Hindemith.

Nel secondo, realizzato in collaborazione con la S.I.M.C., si presentarono pagine di autori contemporanei quali Bettinelli, Viozzi, Veretti, Vieri Tosatti, Donatoni.

Alle esecuzioni prendeva parte tutto il corpo insegnante, accresciutosi per l’apertura di nuove cattedre.

Tra i nuovi docenti figuravano il violinista Luigi Fusconi, i violisti Lina Lama e Fortunato Antonuccio, il violoncellista Giuseppe Gramolini, il flautista Raymond Meilan, il pianista Giuseppe Postiglione.

 E mentre Gino Contilli coglieva le più alte affermazioni professionali, con lavori editi dalla Universal di Vienna ad eseguiti in importanti Festivals internazionali di musica contemporanea, un decreto presidenziale del 6 ottobre 1953 pareggiava il Liceo Musicale ai Conservatori di Stato.

Questo però cambiava la intitolazione precedente ad Antonio Laudamo in quella «al nome del grande armonista Arcangelo Corelli» , su precisa istanza avanzata dal Presidente Galletta che non reputava il compositore ottocentesco locale Laudamo sufficientemente rappresentativo nel panorama musicale italiano, dove invece sempre più interesse si rivolgeva alla scuola violinistica italiana del Sei-Settecento.

L’avvenuto pareggiamento fu solennizzato, in coincidenza con la festa di S. Cecilia, da una settimana di celebrazioni corelliane nel terzo centenario dalla nascita, durante al quale l’Orchestra d’archi dell’Accademia  Filarmonica Romana eseguì i Concerti Grossi dell’op- VI, i docenti Fusconi e Postiglione le Sonate dell’op.V, il musicologo Mario Rinaldi tenne due conferenze su «Corelli: la sua arte, la sua scuola», e «Corelli e i suoi rapporti con i pittori del tempo».

Immediatamente dopo l’istituzione del Liceo Musicale pareggiato «A. Corelli», che aveva parificate solo le cattedre di Armonia e Contrappunto Pianoforte, Violino, Viola, Violoncello, si bandivano concorsi e si espletavano le dovute pratiche per il riconoscimento delle classi di Teoria e solfeggio e di Canto.

Prime docenti di ruolo in queste discipline furono nominate rispettivamente Carmelina Bruno, già allieva a Roma per la composizione di Letterio Ciriaco, e Fausta Corti Coppetti.

L’incarico di Storia della musica veniva inoltre dal Direttore affidato a Carmen Di Stefano, che lo avrebbe retto con professionalità e competenza per oltre trentacinque anni.

Al corpo docente si aggiungevano anche Maria Federico, Eli Perrotta - vincitore del Concorso internazionale «Bartolomeo Cristofori» -, e nel 1956 il violoncellista Giovanni Perreira.

Sempre nel 1956 Gino Contilli istituiva a Messina una sezione dell’A.GI.MUS., e il Presidente Galletta riesumava il progetto di un grande complesso sinfonico cui però veniva a mancare, l’anno successivo, un valido punto di riferimento nella figura del direttore Pasqualino Saya.

Il ruolo del Saya sarebbe stato in seguito assunto da Angelo Musco, che fu anche il primo docente di Esercitazioni orchestrali al Liceo Musicale.

L’istituzione della classe di Clavicembalo portava quindi in città nel 1958 il musicologo e clavicembalista palermitano Roberto Pagano, oggi direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Siciliana,  che contemporaneamente aveva una docenza di Storia della musica all’Università di Catania.

Roberto Pagano, nei due anni del suo insegnamento a Messina, partecipava all’attività dei complessi strumentali dell’Istituto Corelli, redigeva le cronache musicali quale corrispondente del «Giornale di Sicilia», e teneva recitals da solista o accompagnatore al cembalo.

Particolarmente rilevante fu il concerto di musiche antiche da lui tenuto con la soprano Rosa La Rosa Uccello al Museo Nazionale di Messina, nell’ambito della Settimana dei Musei promossa dall’allora direttore Maria Accascina.

Sul finire degli anni cinquanta l’Istituto Corelli svolgeva quindi un ruolo assolutamente primario nella vita culturale cittadina e intorno a esso gravitavano future personalità artistiche di spicco quali Maurizio Arena e Giuseppe Sinopoli, allievo di Alessandro Gasparini, che proprio a Messina ricevette una prima formazione musicale.

I saggi finali del 1959, in coincidenza con il concerto di chiusura della stagione della Filarmonica Laudamo, presentavano la Sinfonia n. 60 di Haydn, i Concerti Grossi op. VI n. 1 di Corelli e op. III n. 8 di Vivaldi, il Quintetto K. 581 di Mozart con Nino Bongiovanni (clarinetto), Luigi Fusconi e Stelio Felici (violini), Fortunato Antonuccio (viola), Icilio Perugia (violoncello), confermando l’impegno del corpo docente e degli allievi tutti per una sempre maggiore qualificazione dell’Istituto.

Tuttavia proprio quando il Liceo Musicale pareva attraversare la fase di massima espansione, e i nuovi locali si concedevano al suo aumento organico, gli inconvenienti della gestione congiunta della Scuola e della Filarmonica Laudamo nella figura del presidente Galletta cominciarono a manifestarsi  nella loro drammaticità.

Il rapido avvicendarsi di ottimi docenti di pianoforte quali Pieralberto Biondi (1958-59), Franco Cristina (1959-60), Carlo Bruno e Massimo Bertucci (1960-61),  giunti a Messina per vincita di concorso e subito ripartiti per più renumerative sedi didattiche, fu il segnale evidente dell’approfondirsi di un disagio motivato dalla precarissima situazione economica dei professori della scuola, ormai da troppo tempo retribuiti in modo inadeguato e discontinuo.

La Presidenza, infatti, pur continuando nella meritoria opera di riconoscimento legale di tutti gli insegnamenti impartiti - nel 1961 si ebbe il pareggiamento delle cattedre di Clarinetto e Fagotto, mentre nel 1959 si era istituita la classe di Contrabbasso affidata a Marcello Inguscio - non altrettanto oculatamente distingueva tra i finanziamenti erogati per l’Istituto Corelli e quelli della Filarmonica Laudamo, sacrificando spesso gli uni per investire nelle stagioni concertistiche dell’altra.

Necessitati dalle contingenze a sostenersi con incarichi nelle scuole statali, con collaborazioni in orchestra o con lezioni private, i docenti maturavano quindi iniziativa idonee al riconoscimento anche economico di quella professionalità fin allora profusa in modo assolutamente generoso.

L’incontro con Dante Ullu, docente del Conservatorio di Roma e vice-segretario nazionale del sindacato SNIA, che il Ministero aveva invitato a Messina quale commissario per gli esami dell’anno scolastico 1960-61, risultò determinante per la presa di coscienza dei diritti economici lavorativi e per la messa a punto di precise strategie rivendicative.

Non si trattava che dell’inizio di una lotta senza esclusione di colpi, ingaggiata con una imponente campagna-stampa e con l’invito di un dossier assai voluminoso ai più rappresentativi esponenti politici.

Dava voce alle rivendicazioni dei professori soprattutto un mensile cittadino, la rivista «Tempi Nostri» di Mario Grispo diretta da Maria Siclari, che nell’agosto 1961 e per quasi un anno si occupò in modo assai efficace della vicenda,

Dopo i primi lunghi articoli con titoli a piena pagina, il giornale dedicava quindi per ogni numero un’edizione straordinaria costituita da quattro facciate sulle quali era: «Contributo alla conoscenza dell’«Affare Corelli» in nome e in difesa del diritto e della giustizia».

Nelle edizioni straordinarie si portava a conoscenza della città la grave situazione economica dell’Istituto, il clima pesante e dittatoriale mantenuto dalla Presidenza, le drammatiche condizioni finanziarie del corpo insegnante tenuto in servizio senza stipendio né mensilità aggiuntive né versamenti previdenziale previsti dalla Legge.

A motivo di ciò si rammentava l’avvicendarsi «in dieci anni di ventiquattro insegnanti, alcuni dei quali subito andati via, altri brutalmente estromessi e ancora in causa con l’amministrazione».

Le ragioni di ciò si individuano nella condizione-capestro del Consiglio di Amministrazione che il Liceo aveva in comune con la Filarmonica Laudamo, che continuamente stornava contributi regionali da un Ente all’altro con tutto vantaggio per la società di concerti.

Si fornivano precisazioni in merito ai documentati «prestiti» fatti negli anni dalla già poverissima Scuola di Musica alla Filarmonica, che poteva adesso permettersi addirittura di ridurre della metà le quote associative, «pagando così i concerti a spese degli stipendi non pagati [...] a un rispettabilissimo, degno a paziente corpo insegnante lasciato al verde per lunghe teorie di mesi».

Si sottolineava anche che «Per spese di rappresentanza il Corelli spendeva quanto un’ambasciata», e si invocava un sollecito intervento delle autorità competenti volto alla scissione delle due istituzioni e quindi al risanamento della drammatica situazione in atto.

Fatto esplodere improvvisamente e con violenza da «Tempi Nostri», l’affare Corelli veniva quindi accolto dai quotidiani locali e siciliani.

Agli interventi del Presidente Galletta, invitato a dimettersi, seguivano altre puntuali repliche dei docenti, mentre il sindacato SNIA avviava un’inchiesta sull’anomalo caso messinese.

Di fronte al dilagare sempre più vasto di una polemica che minacciava di intaccare, anche per i possibili risvolti penali, il prestigio di un’istituzione scolastica per altro assai validi,con decreto del 20 gennaio 1962 il Ministro della Pubblica Istruzione  nominava il Prof.  Zaccaria Fumagalli- ordinario di Anatomia Umana Normale all’Università di Messina- quale Commissario Straordinario per il Liceo Musicale «A. Corelli» per la difficile situazione economica.

L’anatomista solidale con le legittime rivendicazioni dei docenti, subentrava al disciolto Consiglio di Amministrazione e si poneva a capo della Scuola, la cui direzione restava affidata a Gino Contilli, coadiuvato da Nino Bongiovanni quale vice-direttore.

Nello stessi tempo anche la Filarmonica Laudamo modificava il proprio statuto e,procedendo a nuove elezioni, affidava la presidenza del sodalizio al dott. Giuseppe Perez.

L’intervento del Commissario Straordinario e la scissione dalla Filarmonica Laudamo segnarono, come è ovvio, una tappa decisiva nella storia dell’istituto musicale, che finalmente autonomo nella gestione avrebbe potuto pienamente avviarsi il riconoscimento giuridico come Conservatorio Statale di Musica

Nei fatti invece si concludeva un ventennio di fervide iniziative e di incisiva presenza nel territorio mentre la scuola, carica di debiti verso il personale, veniva abbandonata a sé stessa nel totale disinteresse degli enti competenti.

Al Commissario Straordinario Fumagalli succedevano frattanto quali Presidenti del Consiglio di Amministrazione nel 1964 l’avv. Mario Santoro e nel 1965 il prof. Pietro Bronzetti.

Essi inutilmente tentavano di risollevare le sorti del Liceo che, passato da una gestione privata a quella pubblica, non aveva più alcun sostegno finanziario per sostenersi.

Pur nella concreta prospettiva di un’inevitabile chiusura la scuola formava tuttavia una nuova generazione si studenti, tra i quali si segnalano la violinista Giuseppina La Face, il tenore Mario Bevacqua e il violoncellista Giovanni Lembo (oggi magistrato membro della Direzione Investigativa Antimafia), mentre Contilli si adoperava per mantenere elevato il livello artistico dei complessi strumentali e vocali.

Sempre più numerosi erano però  i docenti che lasciavano l’istituto per occupare cattedre di ruolo nei Conservatori e nelle  scuole statali.

Nel 1965 il vice-direttore Bongiovanni, rassegnando le dimissioni, si trasferiva a Pesaro, e un anno dopo la necessità di un incarico regolarmente retribuito costringeva lo stesso Contilli ad accettare la direzione del Conservatorio di Genova.

Dopo venticinque anni egli lasciava, e certo con dolore, la città in cui era trascorso - pur tra mille disagi materiali - il suo periodo compositivo più alto, e nella quale era stato «grande maestro di cultura, grande intelletuale europeo, maieuta capace di schiudere insospettati orizzonti».

Messina oggi lo ricorda con un Concorso Internazionale promosso dall’Accademia Filarmonica.

Dopo la partenza di Contilli assumeva le funzioni di direttore Dante Pavarini, e di Presidente del Consiglio di Amministrazione il costituzionalista Temistocle Martines.

Essi riuscivano a scongiurare il pericolo della chiusura della scuola,e a reperire finanziamenti tali da assicurare al corpo docente «se non lo stipendio, almeno un puntuale acconto mensile».

Con veramente ammirevole abnegazione restavano ad insegnare nell’anno scolastico 1966-67 Carmen Di Stefano, Carmelina e Giuseppina Bruno, Luigi Fusconi, Fortunato Antonuccio, Rosa La Rosa Uccello, Olga Vitale, Icilio  Perugia, Stelio Valenti, Carmela Leone, Vittorio Trovato, Vincenzo Modaro, che riuscivano a organizzare quattro giornate di saggi finali, l’ultima delle quali riservata ai gruppi cameristici e orchestrali.

Nel 1968 il Conservatorio «F. Cilea» di Reggio Calabria, sino ad allora sezione staccata di Napoli, otteneva l’autonomia.

Prontamente il nuovo Presidente del Consiglio di Amministrazione avv. Nazzareno Saitta, docente di Diritto Amministrativo nell’Ateneo Messinese, avanzata richiesta «per un pronto intervento dello Stato rivolto alla trasformazione dell’Istituto Pareggiato A. Corelli in sezione staccata del Conservatorio di Musica di Reggio Calabria».

Nella istanza inoltrata al Ministero della Pubblica Istruzione si documentava l’esistenza dei requisiti richiesti per il riconoscimento: presenza di circa centotrenta alunni regolarmente frequentanti e elevato numero di candidati esterni, anche dalla provincia che annualmente sostenevano gli esami ministeriali, otto classi principali pareggiate pareggiate di cui tre di ruolo, otto corsi complementari pareggiati di cui due di ruolo , sede scolastica dotata di biblioteca, discoteca in fase di allestimento, sala-concerti interna di trecento posti (Sala Laudamo), finanziamenti erogati dal Comune (L. 8.000.000), Amministrazione provinciale (L. 3.000.000), Regione Siciliana (L. 9.000.000), contributi dell’Università degli Studi, enti e associazioni private, ma soprattutto la presenza di un corpo docente «tra i migliori che la scuola musicale possa disporre in Italia», per definizione dei Commissari inviati negli anni dal Ministero con funzioni ispettive.

Nell’anno scolastico 1971-1972, previo accordo per una Convenzione tra Ministero, Istituto Corelli e Comune - nella quale quest’ultimo si sarebbe impegnato a fornire locali idonei ed a corrisponder allo Stato L. 5.000.000 per il sovvenzionamento della struttura - si otteneva quindi la trasformazione del liceo Musicale Pareggiato in sezione staccata del Conservatorio «F. Cilea »di Reggio Calabria.

L’anno successivo al Fiduciario dimissionario Pavarini subentrava Nino Bongiovanni, che presto veniva chiamato alla direzione del «F. Cilea » e delle sue due sezioni staccate di Vibo Valentia e Messina.

Affiancato da validi collaboratori quali la docente di Pianoforte principale Carmela Leone come Fiduciario, l’efficiente segretaria Paola Biondi Frisardi, l’unica ausiliaria Paola Sardo, ricordata con affetto dagli studenti di quegli anni, Nino Bongiovanni si adoperava per una ulteriore riqualificazione della scuola incrementandone gli organici e potenziandone le strutture.

Alla sua competenza e al suo personale impegno si deve quindi il raggiungimento della piena autonomia dell’istituto, divenuto nel 1980 Conservatorio Statale di Musica «A. Corelli» di Messina ai sensi del D.P.R. n. 1099 del 19/4/1981.

Oltre mezzo secolo è oggi trascorso dalla fondazione della Scuola di Musica della Filarmonica che, nata per una piccola utenza di soci, come Conservatorio ospita cinquecentosettanta allievi e un centinaio di professori.